Celano
Storia
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..e la sua storia

Celano, secondo Comune della Marsica per numero di abitanti, è situato in posizione dominante sulla piana del Fucino.
La città è adagiata ai piedi del Monte Tino, detto per i locali Serra di Celano, a quota 860 metri slm. Parte del suo territorio è inclusa nel Parco Regionale Naturale del Sirente – Velino. Monte Tino (Serra), che sovrasta la cittadina con i suoi 1923 metri di altitudine, è compresa nella catena del Sirente-Velino. All’interno del territorio comunale ricadono le Gole di Celano, un raro esempio di Canyon in Italia.

Celano confina a nord con Ovindoli, a sud con Trasacco, ad ovest con Avezzano, infine, ad est, con Aielli. Come nel caso di altri centri affacciati sulla pianura fucense, anche a Celano la presenza continuativa dell’uomo risale a circa 18000 anni fa al paleolitico superiore. Le necropoli di località Paludi risalgono invece all’eneolitico e all’età del Bronzo. Il nome Celano, per anni, è stato erroneamente associato a Cliternum, che in realtà era un villaggio degli equi situato con ogni probabilità in una zona della contemporanea provincia di Rieti.

La Contea di Celano si sviluppò attorno al X secolo grazie all’unione del contado marsicano con altri paesi. Nel 1221, Federico II di Svevia, la sottrasse al Conte Pietro da Celano per concederla ai Conti di Segni. Divenuta in seguito possesso dei Berardi, Conti dei Marsi e per breve durata di Federico d’Antiochia, figlio dell’imperatore. Passò poi nelle mani degli Angioini, quindi degli Aragonesi e infine degli Artois. Sotto il dominio di Leonello Acclozamora fu “regolarizzato” dagli Aragonesi il famoso Regio Tratturo Celano-Foggia e venne potenziata una delle più frequentate vie pastorali della transumanza tanto da farla divenire nel XIV secolo un cardine dell’economia celanese.

Celano divenne in seguito possedimento dei Signori Peretti, poi dei Savelli e, infine, dei Duchi Cesarini-Sforza e dei successori gli Sforza-Cabrera-Bodavilla fino al 1806, anno dell’abolizione del feudalesimo. Nel 1878 prosciugato il lago Fucino. Il banchiere romano, Alessandro Torlonia, diventando proprietario di gran parte delle terre emerse. Solo 2.500 ettari furono lasciati ai comuni rivieraschi. Il fertile altopiano sarà destinato alle coltivazioni agricole, le sue terre furono ben presto rese lavorabili ed abitabili attraverso una serie di opere pubbliche, tra cui la costruzione di case, fattorie e strade.

Castello Piccolomini

Il Castello Piccolomini è sito nel centro storico di Celano e domina la piana del Fucino. Il sito su cui sorge il castello è da identificare con il luogo, sul colle di San Flaviano, in cui Federico II di Svevia, in lotta con Tommaso Conte di Celano e Molise, fece costruire delle fortificazioni durante l’assedio del 1223. Tali fortificazioni segnarono l’inizio di quello che sarebbe stato una solida fortificazione in posizione dominante sul lago del Fucino nei secoli successivi. I lavori di costruzione del Castello iniziarono intorno al 1392 per volontà di Pietro Berardi, Conte di Celano, e proseguirono fino al 1463, quando Antonio Tedeschi Piccolomini, nipote del Papa Pio II, portò a termine l’opera.

Dopo i Piccolini il Castello, divenuto ormai palazzo residenziale, appartenne a diverse famiglie nobili fino al 1938, quando fu espropriato dallo Stato per pubblica utilità e dichiarato monumento Nazionale. Il monumento è sede del Museo d’Arte Sacra della Marsica della Collezione Torlonia di antichità del Fucino. Il museo è situato nel piano nobile, in 12 stanze articolate varie sezioni: scultura, pittura, oreficeria e paramenti sacri. La collezione Torlonia, acquistata dallo stato nel 1994, consta di 184 oggetti e 344 monete di bronzo romane, tutte le opere in esposizione vennero alla luce nell’area del Fucino durante il prosciugamento del lago nella seconda metà del 1800, ad opera di Alessandro Torlonia.

Le chiese di Celano

– Chiesa di San Giovanni Battista – 1200 d.C.
– Chiesa di San Francesco – 1345 d.C.
– Chiesa di Sant’Angelo – 1392 d.C.
– Chiesa di Santa Maria Valleverde – 1504 d.C.
– Chiesa della Madonna delle Grazie – 1059 d.C.

– Chiesa della Madonna del Carmine – 1573 d.C.
– Chiesa della Madonnina (Santa Maria Fontis Coeli) – 1621. d.C.
– Chiesa di San Rocco – 1574 d.C.

Il Canyon di Celano

 

Raro esempio di Canyon in Italia, è un luogo altamente suggestivo dove ci si può addentrare a piedi tra due pareti rocciose. La cosiddetta traversata delle Gole di Celano oggi è meta gradita a molti appassionati di montagna. Il percorso inizialmente leggero conduce al tratto del Canyon molto suggestivo, passando per la Fonte degli Innamorati e proseguire verso i ruderi di un monastero Benedettino, si può raggiungere un tratto molto più impegnativo che conduce alla Valle D’Arano (Ovindoli).
Le Gole di Celano sono senza dubbio il canyon più noto e frequentato dell’appennino centrale. Il percorso è da fare ovviamente quando le Gole sono asciutte e non dopo grandi piogge o nel periodo primaverile.

Itinerario

  

Da Celano (857 m.) si scende per la statale verso Pescina fin dove questa, prima della località Cappuccini, traversa il fosso che scende dalle Gole. Un cartello indica la strada sterrata che conduce allo sbocco del Canyon in località “la Foce” (800 m.). Si parcheggia e ci si inoltra a piedi nella Gola. Superata una prima strettoia, si continua tra fitta vegetazione fino a raggiungere la Fonte degli Innamorati (1029 m.). Da qui, volendo, si può proseguire verso la suggestiva Val d’Arano fino al margine meridionale dell’altipiano di Ovindoli (1.30 ore circa di cammino per raggiungere Ovindoli), oppure si torna indietro fino al paese.

Possibili gli incontri con numerose specie di animali che frequentano il vallone per il suo ruscello. Lo spettacolare Canyon si estende dalla Valle d’Arano di Ovindoli fino a Celano, tra i rilievi della Serra dei Curti e la Serra di Celano ad Ovest, ed il Monte Etra e il Monte Savina ad Est. Il dislivello tra l’apice delle Gole, ad un’altezza di 1330 metri , e il loro sbocco è di metri 500. Il fondo delle gole è occupato dal greto sassoso del fiume, particolarmente ricco durante il periodo primaverile delle acque che raccoglie dai versanti circostanti e dalla Fonte degli Innamorati, splendida cascata a quota 1030 metri. La parte bassa, verso Celano, è più angusta ed impervia, mentre verso i Piani d’Arano il paesaggio è caratterizzato da versanti boscosi e ripide balze rocciose.

Scheda tecnica del Sentiero

Dislivello discesa: 572 m
Tempo: 3-3.30 ore
Difficoltà: E+
Segnaletica: giallo-rossa

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